Suggerimento di lettura:
Il groviglio verde di Danilo Zagaria
Dal mesozoico alla fantascienza
Sono appena rientrata dal Salone del libro di Torino e, come ogni volta, la Fiera mi ha fatto un regalo che adesso giro a voi.
Per la verità, di regali me ne ha fatti quattro.
Grandi.
Due bei libri che mi sono portata a casa, una casa editrice che non conoscevo e che ho trovato davvero davvero interessante – la add editore – e un bosco incantato che ha costituito lo stand de “Il bosco degli scrittori” di Aboca.
Non voglio far pubblicità: per me Aboca è sempre e solo stata un’azienda che produce tisane, fino a questa sera.
Il fatto è che mio marito e io siamo rimasti incantati dal momento in cui siamo entrati.
Un bosco vero dentro al Lingotto – la struttura che ospita la Fiera – e che verrà adeguatamente ripiantato e riciclato a manifestazione finita. Un’oasi a cui approdare felici ma esausti, come sempre quando si va al Salone.
Sulla mia pagina fb e sul mio instagram – che trovate a lato – potrete visionare i filmati che ho girato, un poco maldestramente anche per non disturbare troppo narratori e uditori.
L'Autore
Prendo le informazioni su di lui dalla quarta di copertina.
“Danilo Zagaria – N.d.A.che da quanto ho ascoltato durante la presentazione, abita a Torino – è un biologo, un divulgatore scientifico e un redattore editoriale. Ha pubblicato con add editore In alto mare, Paperelle,ecologia e Antropocene. Ed è un finalista dell’edizione 2023 del premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica.”
Il groviglio verde
Effettivamente, come faceva notare il curatore dell’intervento, già l’indice è coinvolgente e i titoli dei capitoli sembrano rimandare a una serie di racconti fantasy: ne cito alcuni a caso: Un labirinto tra mare e terra; Foreste del tempo perduto; Storie di acqua e di carbonio; Di strade e virus; Figli di una casa verde; I custodi; Un fiume nel cielo e così via.
E’ un saggio veramente piacevole da leggere perché il linguaggio di Zagaria è scorrevole e letterario oltre che bello e poetico.
I temi sono quelli cari al mondo di oggi, o almeno a chi questo mondo vuole proteggerlo.
E’ pura scienza resa facile per noi zucconi che biologi non siamo, con tanto di dati scientifici alla mano.
Come preservare e proteggere questo nostro pianeta e quali cambiamenti operare, senza scadere nel fondamentalismo ambientale o nel semplicismo divulgativo.
Il tutto articolato in un contesto storico e letterario che me lo rende particolarmente gradito con i riferimenti ad Alessandro Magno, al nodo di Gordio, a Salgari e alle sue mangrovie.
E con alcune piccole curiosità.
Ad esempio: voi sapevate che su corso Casale, a Torino, accanto alla Chiesa di Madonna del Pilone, c’è la casa di Salgari?
E sapevate che Un fiume nel cielo non è solo un bel titolo ad effetto o una metafora ardita ma una realtà biologica e scientifica?
Non vi racconto altro: leggetelo!
Sicuramente questa scrittura così fluida è un talento di Zagaria ma durante la presentazione ho sentito parlare di corsi di scrittura e di passione.
Per la scienza, per le piante, per la divulgazione e anche di suoi frequenti interventi nelle scuole.
E questo ha toccato le mie corde, perché so per esperienza che se riesci a tenere inchiodato un centinaio di ragazzini di età compresa tra i tredici e i diciassette anni, anche quando suona la campanella dell’intervallo, vuol dire che ci sai fare.
E Zagaria ci sa fare.
In conclusione
Il tema mi è molto caro.
Lo è sempre stato e lo è ancor di più da quando nel verde ci vivo, senza nulla togliere alla mia amatissima Torino a cui torno ogni volta che posso.
Quando abitavo in città ho coltivato sui balconi e in casa ogni possibile piantina. Ora che vivo fuori, ai piedi delle montagne, il verde è una graditissima compagnia costante e grazie a Stefano Mancuso prima – successivamente in questo mio blog vi parlerò anche dei suoi libri – e adesso a Danilo Zagaria, ho ben compreso chi sostiene che i veri abitanti di questo pianeta siano le piante.
Certo, come suggerisce l’autore con aplomb sabaudo, occorre buon senso: anche noi, umani e animali, abitiamo la Terra e ne facciamo parte.
Ma forse i veri alieni siamo noi e dovremmo smettere di antropomorfizzare ogni cosa. Non lasciamo più indietro le piante, in modo da aiutare il pianeta per la sopravvivenza sua, di noi tutti e, soprattutto, delle generazioni a venire.