Paola Grandis

Viaggi nella Storia

Un percorso tra tombe e antichità

Sarà per colpa della geografia – il Piemonte è terra di confine con il resto d’Europa – o per colpa della vita e delle scelte di viaggio che ho fatto in passato, ma in Lazio non avevo ancora mai soggiornato per davvero. Quest’anno, anche a causa di motivi familiari, ho deciso di non uscire dall’Italia e ho puntato su Tarquinia

Gli Etruschi

Non Roma, non Viterbo, ma questa antichissima e dolcissima cittadina.

E ho fatto bene. Tarquinia 

  • perché è a meno di cento chilometri da Roma, e quindi una scappata nella Città Eterna siamo comunque riusciti a farla.
  • perché possiede la necropoli etrusca più bella al mondo e patrimonio UNESCO, quella di Monterozzi.

E per gli etruschi ho una passione giovanile: a 16 anni mi sono letta tutto il Pallottino – n.d.r. il testo sacro dell’etruscologia – che insieme a  “Civiltà sepolte” di Ceram mi ha fatto pensare che “da grande”, se non fossi diventata una scrittrice, avrei fatto l’archeologa.

Indiana Jones non l’avevano ancora inventato, e naturalmente è diventato un mio film cult.

Alla fine ho fatto l’insegnante: una bella avventura anche quella.

Tarquinia, dicevamo.

Antichissima. La cittadina attuale nasce come avamposto etrusco sul Tirreno e si sviluppa nel medioevo con il nome di Corneto.

Ma sull’altura che la sovrasta, la piana della Civita, tremila anni fa è sorta l’autentica Tarquinia, centro nevralgico, insieme a Gravisca – oggi Porto Clementino e Tarquinia lido – del mondo etrusco.

È un posto antico e lo senti, lo respiri. 

Guardi il Tirreno dalla piazza con balconata e vedi le armate romane, etrusche e cartaginesi incontrarsi e scontrarsi nella pianura sottostante. Oltre ai profili dell’Argentario, dell’isola del Giglio, di Giannutri e della Corsica.

Tornando all’oggi, sei accolto dalla gentilezza e dalla cordialità diffusa della popolazione locale. 

Davvero. 

Non mi è mai capitato, in un viaggio, di non ricevere neppure uno sguardo d’irritazione o insofferenza quando da turista un po’ disorientato chiedi informazioni.

Non so se avete presente i negozianti e gli addetti al turismo – non tutti eh, per carità – che guardano a te turista come a uno che prima se ne va meglio è, come capita talvolta in settentrione.

A Tarquinia abbiamo ricevuto solo e sempre disponibilità, cortesia e allegria.

Sarà un caso, dipenderà dal fatto che qui la vita sembra scorrere dolce e senza fretta, di fatto è andata così.

Il Museo nazionale di archeologia, la Necropoli di Tarquinia e Cerveteri

Sulla scia dell’entusiasmo, abbiamo fatto il biglietto cumulativo per tutti e tre i siti. In realtà, il cumulativo per il Museo e la Necropoli di Monterozzi (quella in Tarquinia) è più che sufficiente, se non siete degli archeologi professionisti.

Il Museo è all’interno di Palazzo Vitelleschi: sulla sinistra appena entrati nelle mura da Barriera San Giusto, dove c’è un grande parcheggio prima della zona pedonale.

Museo molto bello, con splendidi reperti provenienti dalle due necropoli e utile per avere notizie storiche e generali su questo antico popolo. Non perdetevi i gioielli in oro: gli etruschi furono maestri nella metallurgia e orafi raffinati.

E poi la Necropoli. 

Monterozzi: rispetto a Cerveteri, le cui tombe sono vuote, ha tombe affrescate

Gli Etruschi sono stati un popolo bellicoso ma gioioso. 

Più dei Greci e dei Romani. 

Questo amore per la vita traspare tutto negli affreschi murali che spesso raffigurano marito e moglie insieme – e già questa è una novità rispetto agli altri due popoli più illustri – che nell’aldilà ballano  cantano e partecipano a simposi. Numerose le raffigurazioni della natura, di mare e di boschi, di delfini e caprioli e di motivi floreali. Tantissimi. E molto, molto belli.

La morte è vista davvero come un passaggio e una riproposizione della vita, almeno in epoca arcaica.

Nella tomba più recente, quella dei Mostri Azzurri, invece la morte inizia ad avere qualcosa di più inquietante e morboso.

Non ridete, ma nel vedere quegli affreschi, non ho potuto fare a meno di pensare a Ursula, il mostro cattivo del film Disney  La sirenetta.

Andate a vedere l’affresco e poi mi direte.

Suggerimenti di lettura

Non sugli Etruschi: il Pallottino – cognome del prof che ha fondato l’etruscologia come branca accademica – del quale vi ho scritto sopra, è un testo universitario per addetti ai lavori.

No,  vi propongo qualcosa di più semplice e allegro e divulgativo, che leggerete con piacere e facilità, se pensate che possa piacervi l’archeologia.

Civiltà sepolte di Ceram: testo basico che vi racconta non tanto dei popoli quanto la storia dei principali scavi avvenuti in giro per il mondo.

Un libro più d’avventura che di storia, che a me ha fatto venir voglia di leggere

La scoperta di Troia di Schliemann: un’autobiografia dell’archeologia che scavando ha ritrovato questa città. 

Decisamente un altro libro d’avventura.

Infine, l’ultimo uscito per i tipi di Bollati Boringhieri:

Il punto dove scavare di Michael Scott.

Tutti questi libri, appassionanti e semplici, sono corredati da splendide fotografie, imprescindibili.

Buone letture estive, carissimi!