Displaced Europe: un romanzo su vendetta e perdono
Cenni di storia su come è nato questo romanzo di guerra
Displaced Europe è il primo romanzo che ho pubblicato ed è nato dall’esigenza di testimoniare e denunciare, attraverso personaggi fittizi ma verosimili, la devastazione fisica, psicologica e morale della guerra.
Pur senza avere alcuna illusione che l’essere umano possa bandire per sempre la guerra, perché – come recita il titolo del saggio di James Hillman pubblicato nel 2004 negli Stati Uniti e in Italia da Adelphi – l’essere umano nutre da sempre un terribile amore per la guerra.
La nostra Costituzione – che mi ha accompagnato ad ogni viaggio e che più volte ci è stata citata dai carabinieri del contingente nazionale presente della Base Eufor di Sarajevo, che ci hanno accolti e protetti e che ancora ringrazio – è più ottimista di me e, all’art. 11, dichiara che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali … “
Nel maggio del 2005, con la collaborazione di alcuni miei allievi, vinsi per la prima volta un concorso indetto dalla Regione Piemonte inerente la Storia del 900,
Nel mese di maggio partimmo in aereo, destinazione Mostar.
Nel 2005, a dieci anni dalla fine della guerra in ex Jugoslavia, non era stato ancora possibile atterrare in sicurezza a Sarajevo, come accadrà negli anni successivi, quando vinsi nuovamente quel premio, per diverse volte consecutive, sempre insieme a dei miei allievi.
Ogni istante di quel viaggio studio, fu prezioso per tutti noi.
Comprendemmo senza più alcun dubbio o idealismo cosa fosse la guerra.
Conoscemmo persone, visitammo luoghi, incontrammo donne e uomini – tutti giovani: dopo una guerra gli anziani non esistono più – tutti sopravvissuti a un prezzo altissimo.
Incontrammo anche i morti: erano ancora lì, nelle piazze, nei parchi, nello stadio di Sarajevo: dove si era giocato a calcio e dove oggi per fortuna si gioca nuovamente a calcio, nel 2005 erano sepolte centinaia di persone. Conoscemmo bambini, studenti e studiosi come noi.
Spesso orfani.
Quando non ascoltavamo testimonianze, studiavamo: come scoppiano le guerre, com’era stata e perché fosse scoppiata quella guerra.
Andammo a Srebrenica e marciammo con le donne sopravvissute ai loro cari e alle violenze efferate subite.
E le ascoltammo.
Displaced Europe è un romanzo che racconta tutte queste voci.
Il titolo è un’espressione tecnica che definisce gli spostamenti di massa causati dalle guerre.
In questo romanzo ho voluto raccontare un’Europa popolata da profughi – a partire sin dalla Prima guerra mondiale, passando per la Seconda e prima ancora raccontando, in modo indiretto attraverso una profonda amicizia maschile, la Guerra di Libia – e gli spostamenti di massa che hanno attraversato il nostro continente e che lo attraversano ancora oggi.
Il racconto – ripercorrendo le atrocità di quella che sino a prima dell’invasione russa dell’Ucraina è stata l’ultima guerra combattuta sul suolo europeo, con diversi flashback su altri momenti tragici della storia europea del ‘900 – si chiude con uno spiraglio di speranza legato al tema dell’amicizia e dell’amore declinato nelle sue diverse forme.
Amore che non sempre risulta salvifico – come nella realtà – ma che appare come l’unico possibile baluardo e antidoto contro l’orrore e la barbarie, contro la sete di vendetta che nasce in modo naturale in chi ha dovuto misurarsi con esse.
Come nel celeberrimo film Wargames del 1983, anche i miei personaggi principali capiscono che l’unica possibilità di riscatto dal dolore e dalla violenza è rifiutarsi di giocare.