Paola Grandis

Self-publishing VS Case Editrici

La mia storia e tre errori da non fare

Foto di Cloris Ying su Unsplash

Questo lunedì voglio raccontarvi un dilemma che prima o poi attanaglia chiunque si approcci alla scrittura: è meglio auto-pubblicarsi, approfittando anche dei diversi strumenti e delle piattaforme digitali a disposizione,  o è preferibile tentare di affidarsi alle case editrici, rimanendo fedeli ai canali più tradizionali?

A mio parere non esiste una risposta valida per tutti: entrambi i metodi hanno i loro pro e i loro contro e la risposta giusta può cambiare da persona a persona.

Quello che posso fare però, è darvi la mia esperienza in modo che, forse, possa aiutarvi a prendere la decisione migliore per voi.

La paura del rifiuto

Scrivo da sempre, inutile dirlo. 

Prima dell’avvento dei PC – parlo quindi, ormai, della preistoria – avevo quaderni e quaderni pieni di inchiostro e plichi di fogli A4 battuti con la macchina da scrivere: a diciotto anni, mentre preparavo l’esame di maturità classica, ho seguito per un anno un corso di dattilografia, solo per imparare a digitare veloce!

Dopodiché ho iniziato a riempire varie cartelle di word. Racconti prima, romanzi poi.

Ma, nonostante questa mia passione, non ho mai provato a cercare un editore.

Volete sapere perché? 

Ero convinta che, avendo ormai una carriera avviata come docente di Storia della Letteratura Italiana e Storia  nella scuola superiore e impegnata com’ero a costruirmi una famiglia, nessuno avrebbe voluto pubblicare una giovane donna sconosciuta.

Inoltre non ero certa che i miei scritti fossero pregevoli: a me e a chi mi leggeva sì, ma erano degni di diventare un libro vero?

Stephen King  nel suo On Writing aveva un bel raccontarmi che nel suo studio aveva un chiodo al quale aveva appeso una quarantina di rifiuti prima di essere pubblicato: ero certa che a me un chiodo solo non sarebbe mai bastato perché nessun editore mi avrebbe mai risposto. 

La notte, però, scrivevo

Un giorno, mi contatta la casa editrice Pearson-Paravia per chiedermi di fare consulenza didattica per un libro di testo di Storia su tre volumi, rivolto al triennio delle scuole superiori: l’esperienza è stata fantastica ed è stato il contatto più ravvicinato che abbia mai avuto con una casa editrice.

Tuttavia, nonostante un’occasione d’oro mi si fosse parata davanti per pubblicare i miei romanzi, ero talmente convinta che non sarebbe servito a nulla che, di fatto, non ci ho neppure provato. 

Ho sbagliato? Forse sì.

Primo tentativo di self publishing: Displaced Europe

È arrivato poi il momento del mio primo libro vero e proprio: Displaced Europe.

In quel periodo sentivo il bisogno, anzi l’urgenza, di trasferire su carta e di materializzare in un romanzo l’esperienza fatta in Bosnia-Erzegovina insieme ai miei allievi – se vuoi leggerne di più, parlo in modo più approfondito di questo viaggio in un altro articolo –.

Così mi sono rivolta a Il mio libro e tramite loro, ho finalmente iniziato la mia avventura nel mondo dell’editoria.

Se non conosci Il mio libro, si tratta di una piattaforma di self-publishing che offre, tra i vari servizi, la possibilità di creare, stampare e pubblicare il tuo manoscritto, senza costi proibitivi o barriere di altro tipo.

Alla fine mi sono trovata tutto sommato soddisfatta del risultato: il mio libro era stato editato bene ed era anche entrato nel circuito della grande editoria. Ho dovuto comprare le copie che desideravo distribuire, non erano neppure molte, ma mi andava bene così. Ovviamente però nessuna pubblicità per il libro, ma questo già lo sapevo.

Dopo questa prima esperienza, sono però tornata a scrivere per me, “nelle mie segrete stanze”.

Secondo tentativo: pubblicare un libro con Amazon

Fast forward, estate 2023.

Ero molto arrabbiata con me stessa e con la vita, e provavo una profonda sensazione di incompiuto: rimuginavo sui famosi se e ma di cui – come si dice – sono piene le fosse.

Seguivo su facebook diversi gruppi di self-publishing e, cavalcando la spinta portata da queste sensazioni, mi sono detta: perché no?

Avevo scritto un thriller storico e psicologico, con una investigatrice vicina alla pensione come protagonista: Eva Graneris

Sono davvero molto affezionata a questo personaggio, al punto che nella mia testa e nei miei appunti erano già pronte almeno le tre indagini successive.

E così mi sono informata, mi sono rimboccata le maniche e alla fine mi sono affidata alla piattaforma di Self Publishing di Amazon e ho pubblicato la prima bozza che si evolverà con la detective Eva Graneris e, già che c’ero, ho ripubblicato anche Displaced Europe.

Passa un po’ di tempo e, con mio grande stupore e conseguente grandissima emozione, scopro che i miei libri hanno venduto e sono piaciuti!

Non si trattava della decina di copie acquistate da amici, parenti e me stessa, ma di alcune centinaia di copie.

La mia Eva aveva conquistato diversi lettori colmandomi di orgoglio e, seppur in modo più più moderato, anche Displaced Europe ha avuto una sua piccola rivalsa, rendendomi ancora più felice.

I tre errori che ho fatto e da non fare

Dopo qualche giorno, vado sulla mia pagina Amazon e, accipicchia, il mio libro sta vendendo ma insieme a belle recensioni scritte, ci sono quelle che sparano a zero sul mio lavoro!

Non sulla storia, ma sull’editing, sull’impaginazione e persino sull’ortografia! 

M’infurio, scarico finalmente  il libro sul mio Kindle  e scopro che i detrattori hanno perfettamente ragione!

Sono andata nel panico, inutile nasconderlo.

E mi vergognavo non una ma tre volte, avendo insegnato italiano e scritto per quarant’anni!

Ho pensato di ritirare il libro

Mi dispiaceva, perché avevo capito che la storia piaceva, ma era evidente che non poteva restare pubblicato in quel modo. 

Così ho fatto quello che avrei dovuto fare sin dall’inizio: dopo aver revisionato ancora e ancora il mio testo, mi sono rivolta ad un professionista. 

Uno serio e in gamba. 

Una bella persona.

Che mi ha fatto l’editing e mi ha aiutato per l’impaginazione e la copertina.

Intanto ho cominciato a capire cosa fosse successo.

Errore 1: sottovalutare l'editing

Da insegnante di italiano, per diversi anni, non ho fatto altro che correggere scritti altrui e indicare strategie per migliorare l’italiano dei miei studenti. 

Quindi ho letto e riletto il mio poliziesco: ho limato, approfondito e tagliato dove ritenevo fosse necessario.
Mi frullavano nella mente le testimonianze e i consigli di tanti scrittori:

  • taglia senza pietà, 
  • migliora i dialoghi,
  • rileggi ad alta voce.

L’ho fatto.

Ho fatto tutto questo e anche di più.

Ma non è la stessa cosa se lo fai tu o se lo fanno degli esperti editori e correttori di bozze, perché nella tua testa la frase sarà comunque scritta giusta e gli errori di battitura sono davvero, in agguato, dietro l’angolo.

Errore 2: affidarmi ciecamente al Kindle Create di Amazon

Per chi non lo conoscesse, Kindle Create è una piattaforma di Amazon che ti permette di creare il tuo eBook a partire da zero,  manoscritto escluso perché quello devi averlo scritto, come è ovvio. 

Di per sé è un servizio davvero fantastico e a prima vista sembra anche davvero facile e intuitivo da usare.

Sembra. 

Per esempio, se mai vi capiterà di usarlo, sappiate che non vi basta caricare il vostro file in italiano: dovete accertarvi che anche la lingua di pubblicazione sia l’italiano.

E credetemi, non è così scontato come potrebbe sembrare.

Quando voi scaricate la vostra app, tutto pare ovvio: scegliete l’italiano come lingua, le istruzioni vi compaiono in italiano, fin qui tutto ok.

Caricate il manoscritto, date un’occhiata all’anteprima e vi sembra a posto.

Fantastico. Via, si pubblica!

Se non che, dopo qualche giorno, entro sulla pagina Amazon del libro e vedo tantissime recensioni: alcune, come menzionavo prima, bellissime, altre, decisamente meno.

Devo fare un mea culpa però: fidandomi, non avevo scaricato il mio ebook, non subito almeno, e ne ho pagato le conseguenze.

Errore 3: come non farsi abbattere dalle recensioni negative ma come imparare da esse

Nel leggere quei commenti, alcuni anche piuttosto aggressivi, ne sono rimasta piuttosto amareggiata e sconfortata e, scaricato finalmente l’ebook, non volevo credere ai miei occhi.

Oltre agli errori di battitura di cui non mi ero accorta, mi rendo conto che c’erano errori di ortografia che io non potevo aver fatto, a meno che non fossi impazzita: “sì” senza accenti, “ho” senza acca e divisione in sillabe completamente sballata del tipo “corr-ezione”.

Nel leggere queste cose sono andata nel panico, inutile nasconderlo, un panico misto a vergogna, visto che avevo insegnato italiano negli ultimi quarant’anni!

E’ stato lì che ho deciso di non arrendermi e di fare quello che avrei dovuto fare sin dall’inizio: mi sono rivolta a un editor professionista. 

A lui devo il nuovo editing dei miei libri, dall’impaginazione alla copertina.

Imparate dai propri errori e fatevi coraggio

Sicuramente, dalle mie vicissitudini, un suggerimento che mi sento di dare, prima di tutto a me stessa, è quello di non dare mai nulla per scontato, ma non è questo il principale consiglio che mi sento di darvi.

Invece: non abbiate paura di chiedere aiuto e supporto

Come ho scritto all’inizio, non ho neppure provato a inviare il mio manoscritto a delle case editrici, avevo troppa paura.

Il mio editor invece mi ha incoraggiata e invitata a farlo, mi ha rassicurata e mi ha offerto dei validi consigli. 

Così, oltre ad aver pubblicato correttamente la prima inchiesta della commissaria capo Eva Graneris, ho anche inviato il manoscritto a delle case editrici.

Le prime risposte delle case editrici

Contro ogni aspettativa, al momento mi hanno risposto in quattro!

E nello scrivere queste righe, fatico ancora a crederci!

Ovviamente non sta andando tutto liscio: una piccola ma seria casa editrice mi aveva inviato un contratto, persino già firmato da parte sua; e mentre emozionatissima meditavo se accettare o meno quel contratto, mi hanno riscritto, rescindendo il contratto perché si erano accorti che mi ero auto-pubblicata. 

Altre tre case editrici, più grandi e con le quali sarei onorata di pubblicare, mi hanno risposto che stanno valutando il mio lavoro.

E non vi nego che il solo fatto che siano state così gentili da rispondermi, mi ha commossa.

Spero che, nel caso, il fatto di essermi auto-pubblicata non sia per loro un deterrente, ma voglio avere speranza.

Mi sa che darò ascolto a Stephen King e appenderò alla parete quel fantomatico chiodo, perché mi ricordi sempre la strada che ho percorso.

Intanto la pubblicazione mi sta dando delle belle e concrete soddisfazioni.

In conclusione

Sono contenta di essermi auto-pubblicata? 

Sì: se non l’avessi fatto, non avrei mai saputo che il mio libro era apprezzato e non avrei mai conosciuto il mio meraviglioso editor che mi ha insegnato tanto.

Ho paura che nessuna casa editrice mi pubblichi? 

Un poco: sinceramente non so se abbia ragione chi sostiene che se una casa editrice non ti pubblica non sei davvero una scrittrice, o se abbia ragione chi sostiene che il self publishing sia il futuro.

So solo che Eva Graneris non se ne starà più buona dentro un PC e che ha moltissima voglia di dialogare con tutti voi e di condividere le sue avventure e la sua vita.

In ogni caso, mai più pubblicazioni senza editing!

E voi? Cosa ne pensate di questa lotta tra case editrici e auto-pubblicazione? Qual è la vostra esperienza? Scrivetemi nei commenti! Non vedo l’ora di leggervi.