Il club dei delitti del giovedì
di Richard Osman
Vi dico subito che non conoscevo né questo thriller né l’autore.
E per fortuna, perché se li conoscessi tutti, non ho idea di come farei a infilarmi in “vite che non sono la mia”, se mi permettete la citazione.
Che poi questo infilarmi in mondi diversi, è il mio relax, il mio yoga e la mia forma di serendipità preferita. Da quando ho imparato a leggere.
Scrivere è bellissimo, ma è anche tensione, almeno per me. Non perché non mi vengano le idee ma perché me ne vengono troppe e scalpitano nella mia mente e sulla punta delle dita mentre batto sulla tastiera.
Ma torniamo a noi che, appunto, mi stavo già perdendo dietro ad altre idee.
Richard Osman sarebbe rimasto un autentico autore sconosciuto ancora per un bel po’, se non mi fosse cascato l’occhio su uno quei soliti avvisi che Google ti invia mentre apri una scheda.
Il 28 agosto Netflix farà uscire un … film? … una serie? Non l’ho ben capito, ma quel che è certo è che il cast sarà stellare – almeno per me – e che il regista è Steven Spielberg.
E siccome le didascalie recitavano “tratto dai romanzi di Richard Osman”, ho dato una sbirciata e ho finito col leggerli tutti quanti quelli pubblicati in Italia.
Sì, perché IL CLUB DEI DELITTI DEL GIOVEDI’, oltre ad essere il titolo del primo romanzo, è una serie di 4.
Vediamo cosa raccontarvi per farvi venire voglia di leggerlo senza spoilerare troppo, che con i gialli è sempre il problema principale.
Innanzi tutto vi dico questo: nonostante i delitti, si ride parecchio.
Possiamo definirlo un Cozy Crime? Non so.
Queste etichette mi lasciano sempre molto perplessa, come tutte le etichette.
Finiscono col diventare delle gabbie (il o la detective dev’essere improvvisato ecc. ecc.) e poi la trama crime di questo romanzo è bella tosta e man mano che si procede la lettura si fa anche densa di significati e riflessioni.
Siamo in Gran Bretagna, in un ridente paesino del Kent.
Joyce, Elizabeth, Ibrahim e Ron vivono in un Residance per anziani piuttosto lussuoso e, come antidoto per la noia, costituiscono questo club per indagare su vecchi omicidi irrisolti.
I quattro amici si ritrovano una volta la settimana, ogni giovedì, nella “sala dei Puzzle” per studiare i fascicoli che Elizabeth, la mente del gruppo, riesce ad acquisire segretamente dalla polizia.
Segretamente, perché Elizabeth ha lavorato per i servizi segreti britannici.
Attorno a questi personaggi ne ruotano altri, come Stephen, il marito di Elizabeth; Bogdan, un delinquente piuttosto sui generis; un’agente di polizia, Donna De Freitas, che per prima entra in contatto con i terribili quattro e l’ispettore capo Chris Hudson, il dirigente di Donna.
Tutte queste persone hanno una mente pronta, un corpo ancora agile nonostante l’età e una gran voglia di vivere prima che sia troppo tardi per qualsiasi cosa. E come tutte le persone hanno raggiunto la soglia della vecchiaia, hanno dei vissuti anche difficili e pesanti.
Un giorno si ritrovano a passare dai cold cases a indagare su un brutale omicidio avvenuto all’interno del loro Residence. Utilizzano lo stereotipo dell’anziano piuttosto ingenuo o svanito per raccogliere informazioni e inserirsi nelle indagini di polizia.
Posso solo aggiungere che man mano che la lettura procede, ci immergiamo in un poliziesco a tutti gli effetti, in un racconto pieno di suspense e nonostante questo si tratta si un romanzo arguto e ricco di humor britannico.
Una vera delizia che vi consiglio vivamente, con dei personaggi che vi cattureranno sin dall’inizio facendovi sorridere, piangere e spaventare senza mai scivolare nello stucchevole.
A partire da Joyce.