Paola Grandis

Essere editori tra 1500 e 1600

La rivoluzione del libro

Questo lunedì vi voglio portare con me in un viaggio indietro nel tempo, per ripercorrere insieme una parte del Rinascimento che mi ha sempre affascinato: la storia del libro.

Ho iniziato ad appassionarmi all’argomento quando, per lavoro, mi misi a studiare una biografia di Francesco I – il Padre e Restauratore delle lettere – e rimasi rapita e affascinata dalla storia della stampa e dell’editoria.

Il mio interesse per questo argomento, che capisco bene possa sembrare insolito, si è riflesso anche nei miei romanzi: Eva Graneris, la mia detective ormai vicina alla pensione, durante la sua prima indagine si ritrova infatti ad avere a che fare con il mondo della libreria antiquaria.

Un po’ di storia: dalla nascita della stampa alla rivoluzione del libro

L’arrivo della stampa è convenzionalmente datato al 1455, anno in cui venne pubblicata la Bibbia di Gutemberg. 

Per quasi mezzo secolo si può quasi dire ci fu un periodo di transizione, in quanto tutti i libri stampati in quei 50 anni prenderanno il nome di incunaboli: ovvero libri in cuna, cioè in culla.

Dal 1500 in poi il mondo del libro cambierà definitivamente.

Le origini

Ma facciamo qualche passo indietro e iniziamo, come si dice, dal principio.

Nel mondo medievale, la cultura era in mano alla Chiesa.

Avete presente Petrarca e Boccaccio? Per poter fare il loro lavoro di studiosi e scrittori, anche loro presero i voti! 

Chi voleva studiare doveva per forza passare attraverso le istituzioni ecclesiastiche, in quanto :

  • Suoi erano i sacerdoti, gli unici insegnanti disponibili del periodo;
  • Suoi erano monasteri e conventi, i quali possedevano la principale disponibilità di libri, la cui produzione dipendeva totalmente dai monaci amanuensi.

I primi libri infatti, essendo prodotti a mano, erano pochi e costavano tantissimo – possederne anche solo cinque o sei era uno status symbol equivalente ad avere al giorno d’oggi  una Ferrari –. 

Ma già dal 1088, a Bologna, nacque un primo tentativo di superare il binomio Chiesa-Sapere e, con esso, la censura che ne conseguiva: la prima università del mondo.

Allora gli studenti erano tutti seminaristi che si radunavano da diverse parti d’Europa presso strutture ecclesiastiche e lì, in pieno dominio della chiesa, iniziarono a fondare delle società di sapere per tutti, appunto universali, dove erano gli studenti stessi a pagare i loro docenti.

L'invenzione della stampa e il fai da te della cultura

Accanto alle Università, nascono le prime copisterie e legatorie, alcune delle quali si trasformeranno col tempo in case editrici.

La possibilità di produrre con facilità più copie di uno stesso testo, ne abbassa di conseguenza il prezzo e permette agli studenti di leggere e imparare anche in autonomia, rendendosi indipendenti dalla necessità di avere qualcuno che, questa lettura, la interpreti.

Questa autonomia di apprendimento si declina anche sulla sfera spirituale, contribuendo all’avvento della riforma protestante e, più in generale, allo sviluppo di un pensiero più critico:

  • Imparando a leggere, le donne iniziano a pensare con maggiore autonomia, non essendo più costrette a credere a quanto gli uomini raccontavano;
  • Si diffonde e prolifera la satira politica, che per la prima volta raggiunge il grande pubblico nel prendere di mira prelati e uomini politici;

La nascita della stampa e gli studiosi stampatori

Con l’avvento della stampa a caratteri mobili, nasceva quindi una nuova era per la diffusione del sapere: quella delle botteghe tipografiche

Con il diffondersi della stampa a caratteri mobili, nelle botteghe librarie nascono i prototipografi, persone cioè che lavorano a diverso titolo alla produzione di libri e che sono i primi lettori del loro prodotto: erano persone colte e se non lo erano, lo diventavano!

Il percorso che portò alla nascita di queste botteghe di stampa, più o meno in tutta Europa, fu lo stesso: la nascita dell’industria cartiera, per lo più ad opera di ricchi stracciaioli – gli stracci, la stoffa, diventa fondamentale per le prime cartiere e gli stracciaioli si arricchiscono – che investono in questo nuovo tipo di produzione e gioiellieri che si trasformano in fonditori di caratteri.

Le competenze incrociate di questi gruppi di persone, portarono alla nascita della tipografia.

La città in cui si svilupparono le prime e più numerose tipografie fu sicuramente Venezia: la Repubblica Serenissima fu infatti, almeno per qualche tempo, meno soggetta alla censura ecclesiastica.

Si producevano Bibbie e Vangeli, libri di preghiere in lingua locale imparata in casa, ma anche carte geografiche e schede botaniche, grazie ai nuovi viaggi e alle nuove terre scoperte.

Nel giro di pochissimi anni, copisterie e legatorie apriranno in ogni città italiana ed europea, per poi spesso chiudere a causa dell’Inquisizione.

Nei primi anni del 1500 venne impiegato un esercito di traduttori per creare versioni dei libri più popolari degli antichi e degli Umanisti che scrivevano in latino, poi la produzione divenne più variegata.

Viene infatti stampato letteralmente di tutto, dai libri sacri alle mappe geografiche, e il centro del pensiero del periodo ritorna sull’Essere Umano, che smette finalmente di credersi cenere, come la chiesa non perdeva occasione di ricordare.

Vi voglio parlare adesso di alcune figure che hanno fatto la storia dell’editoria e, di conseguenza, della storia del libro.

Aldo Manuzio: l’inventore del corsivo, della punteggiatura e dei tascabili

Aldo Manuzio, nacque tra il 1449 e il 1452 vicino a Venezia – la terra promessa della tipografia, libera, più o meno, dalle censure della chiesa –. 

Appassionato di letteratura e filosofia greca, desiderava a tutti i costi preservarla e diffonderla ai suoi contemporanei grazie alle edizioni stampate – pensate che amava così tanto questa cultura che in casa sua si parlava unicamente greco – e per farlo, aprì una tipografia a Venezia intorno al 1490. 

I suoi volumi, più piccoli, più facilmente utilizzabili e più economici di quelli dei suoi contemporanei, divennero rapidamente famosi e si diffusero in tutta Europa come Edizioni Aldine: in un certo senso un antenato dei tascabili.

Manuzio è stato inoltre l’inventore del carattere corsivo, quello che conosciamo oggi come italic.
I suoi libri erano poi pubblicati con le pagine numerate su entrambi i lati, e perfezionò la punteggiatura: l’uso del punto per chiudere il periodo e l’invenzione del punto e virgola sono dovuti a lui!

Christofe Plantin, l’artigiano industriale perseguitato dalla sfortuna

Lasciamo ora l’Italia, e spostiamoci nei Paesi Bassi.

Christofe Plantin è una figura un po’ più sfortunata di Manuzio, in quanto nonostante i suoi numerosi successi e traguardi nel mondo dell’editoria dell’epoca – fu infatti uno dei precursori dell’industria editoriale moderna –, durante la sua vita si sono susseguite non poche difficoltà.

Ma andiamo con ordine.

Nel 1549 ad Anversa – uno dei più importanti centri tipografici del periodo, reso celebre, nel bene e nel male, grazie alla stampa clandestina di libri ispirati da Martin Lutero – Plantin lavorò come artigiano rilegatore di libri in pelle, quando degli ubriachi lo attaccarono in una strada di Anversa mentre stava consegnando un cofanetto in pelle destinato al re di Spagna. A causa della ferita  alla spalla riportata quella sera , fu costretto – in un certo senso per sua fortuna – a cambiare mestiere e intraprese l’attività di stampatore.

A seguito di questo cambio di professione, come vi ho accennato prima, divenne uno dei pionieri dell’industria tipografica: 

  • Adottò tecnologie e pratiche tipografiche all’avanguardia che garantivano ai suoi testi un’elevata qualità estetica e una maggiore leggibilità;
  • La sua stamperia impiegava un gran numero di personale con diverse vocazioni –compositori, incisori, legatori e correttori di bozze – che lavora insieme per produrre opere di alta qualità, anticipando in un certo senso le moderne pratiche editoriali e definendo veri e propri standard del settore.

Nonostante questo, la cattiva sorte continuava a perseguitarlo e, nel 1570, a seguito di un incarico del re Filippo II, divenne responsabile della stampa di una Bibbia poliglotta, la cui produzione gli costò talmente tanto da mandarlo completamente in rovina. Le sue sfortune non finirono qui: nel 1576 dei mercenari spagnoli saccheggiarono e bruciarono la città, e Christofe pagò loro un riscatto esorbitante per proteggere le sue opere. 

In seguito a queste vicissitudini e ottenendo dalla sorte un momento di tregua, riuscì a creare una vera e propria dinastia di stampatori, la Plantin-Moretus, a cui è dedicato un bellissimo museo nella loro città, Anversa.

Vi consiglio caldamente di visitarlo se volete approfondire la vita di queste famiglie che hanno fatto la storia del libro stampato.

Robert Estienne: il padre progressista del dizionario di latino

Per quest’ultima figura ci spostiamo invece a Parigi, ed è il 1526 quando Robert Estienne fonda la sua casa editrice.

Studioso e amante del latino, del greco e dell’ebraico, contribuì a diffondere le idee umanistiche del periodo, promuovendo il pensiero critico e l’accesso alla conoscenza, nel pieno spirito di questa rivoluzione.

Queste sue idee progressiste non erano solo di facciata: nella sua famiglia, persino la servitù e le donne erano in grado di scrivere e parlare le lingue classiche – il latino e il greco erano allora un po’ come il nostro inglese, usate quindi come lingue franche –.

A lui si deve anche la pubblicazione del Thesaurus linguae latinae e del Dictionarium Latino-Gallicum, tra i più completi e rinomati dizionari del periodo, rispettivamente di latino e francese, che resero Estienne non solo il “padrino” dei dizionari, ma anche uno di coloro che contribuirono a standardizzare e uniformare la lingua.

In Conclusione

Dopo aver ripercorso insieme alcuni dei momenti più significativi nella storia del libro, possiamo concludere riflettendo sull’incredibile eredità lasciata da figure come Aldo Manuzio, Christofe Plantin e Robert Estienne. 

Questi uomini hanno contribuito in modo enorme alla diffusione della conoscenza e alla democratizzazione dell’accesso alla cultura – togliendola dal monopolio della Chiesa – durante un periodo cruciale della storia umana.

Ciascuno di loro, pioniere nel proprio campo, ha lasciato un’impronta indelebile sulla storia del libro e sulla cultura europea, ispirando generazioni di studiosi, editori e appassionati di letteratura, e spianando la strada al modo in cui, oggi, concepiamo e accediamo al sapere.